Nella famiglia delle Psicosi vengono annoverati tutti quei disturbi che hanno in comune il senso della: ” perdita dell’esame di realtà “. Per questo motivo la sintomatologia è caratterizzata da “allucinazioni” (visive, uditive, tattili) e “deliri”. Il delirio è un discorso che per l’interlocutore è incomprensibile, fantastico, esula dal rapporto dialogico e ha una trama narrativa tutta soggettiva. Tuttavia se ne può comprendere la logica ed entrare così in relazione con la persona sofferente.
A meno che non si tratti di casi molto lievi, l’unica strada perseguibile nel caso delle psicosi è una cura combinata tra la psicoterapia ed il trattamento farmacologico. L’approccio più indicato in psicoterapia è quello fenomenologico, si cerca di dare un senso al sintomo per ascriverlo nel complesso della fenomenologia ed esperienza dell’utente. In letteratura la psicosi viene descritta come la patologia che si distingue quando ” l’io perde i confini “,
la persona ha la sensazione di non distinguere più quando finisce il proprio corpo ed i propri pensieri, e quando cominciano i pensieri degli altri o la realtà esterna. Si parla quindi di una frammentazione dell’io o di un io distribuito. Ed è così che nella schizofrenia paranoidea per esempio, si spiega il motivo perché questi utenti sono convinti che altri abbiano iniettato nella loro mente pensieri non propri, microchip per controllarli, telecamere per spiarli ecc. Il lavoro terapeutico consiste nel cercare di trovare il maggior equilibrio possibile, preservare le parti di sé contrastando il senso della frammentazione.