Sale gremite nelle scuole “Ingannamorte” e “Padre Pio” di Gravina. I genitori e gli insegnanti assieme a me, alla psicologa M. V. Picciallo e alla neuropsichiatra infantile, F. Giannelli hanno aperto uno spazio di riflessione sul benessere del bambino nella sua dimensione scolastica e famigliare. Grazie alla sensibilità dei dirigenti scolastici dott.ssa A. Amendola e dott. F. Laddaga, abbiamo avuto la possibilità di trattare gli aspetti tecnici del processo di osservazione e valutazione delle difficoltà del bambino. Da come riconoscere un disagio a come intervenire, passando dal “come comprendere”. Quali sono quindi i segni per accorgerci che qualcosa non va? Come il bambino comunica il suo malessere? Come ci comportiamo? Nell’incontro ho presentato il processo di osservazione e valutazione psicodiagnostica delle abilità scolastiche ma più in generale delle funzioni cognitive del bambino. Molto spesso se non si attua una valutazione accurata, le cause delle difficoltà vengono attribuite a motivazioni del tutto estranee alla problematica in essere, queste rischiano di fuorviare la comprensione del bambino scivolando su nostre attribuzioni di valore.
L’aiuto degli esperti e della testistica psicodiagnostica pertanto risulta lo strumento principe per ottenere indicazioni precise. In altre parole potremmo vedere un bambino come “svogliato” quando in realtà non lo è affatto, ha solo difficoltà specifiche. Un bambino come “vivace e monello” quando realmente ha problemi d’attenzione, un bambino che “non vuole studiare la matematica” quando è discalculico e così via… A volte -per contro- possiamo scoprire che le difficoltà scolastiche non hanno nulla a che fare con le difficoltà di apprendimento,
è questo il caso dei bambini che stanno comunicando un loro personalissimo disagio, qui allora sta a noi entrare “in punta di piedi” nel loro mondo, toglierci gli occhiali da adulti, ed ascoltarlo.
Giovanni Matera